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Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu
Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu - Asuni: storia del Castel Medusa e del bandito Perseu PDF Stampa E-mail
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Scritto da Antonio Fanari   
Venerdì 31 Luglio 2009 21:48
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Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu
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Dalle ulteriori informazioni che mi sono procurato, supponesi che il ripetuto Castello sia stato il ricovero di un Re dalle orecchie d'Asino, avente seco la sua moglie Medusa; e si vuole che di questa Regina esista il testamento negli archivi del convento di Barumini, oppure in quello di S. Martino nella città di Oristano. Si crede che l'abitazione del Re fosse scavata nella rocca: alla quale credenza sembra dar peso le vestigia di alcune finestre esistenti circa a metà della smisurata altezza di essa rocca, là dove appunto trovasi tagliata a picco. Vi si vedono pure le vestigia di un ponte levatoio. Ed esiste nella parte superiore un muro ancora quasi intatto, che si crede sia stato fatto per riparo alla guardia del Castello. Vista l'inutilità di ogni tentativo, sono ritornato a Cagliari facendovi ricondurre il forzato suddetto, il quale venne consegnato di nuovo nelle carceri di San Pancrazio, deluso nella sua speranza di evadersi. Nè io, nè alcuno dei miei subordinati, abbiamo finora sofferto del viaggio che abbimo a fare in questa stagione pericolosa d'intemperie. Ho l'onore di reiterare all'E.V. i sensi del più profondo mio rispetto. Il Perseu venne di nuovo rinchiuso nella carceri di San Pancrazio per poi esser rimandato a Genova. Un dispaccio datato 5 novembre 1844 indirizzato al Ministero di Sardegna ed al Ministero di Marina riporta che il noto servo di pena Francesco Perseu veniva imbarcato sul piroscafo "La Gulnara" per essere ricondotto ai bagni penali di Genova. Il fatto fece discutere a lungo ed aprì un'ulteriore era di cercatori di tesori. Ecco una curiosa richiesta per l'esplorazione del Castello di Medusa con data di spedizione 31 Dicembre 1844 e data di ricevimento 07 Gennaio 1845 ed indirizzata al Viceré: (**) Eccellenza, il  Sacerdote Ignazio LOI Rettore di Nurallao, ha l'onore di rappresentare all'E.V. che in società con alcuni altri avrebbe ideato di esplorare il Castello di Medusa, di cui tante cose si dicono benché senza fondamento. Se si trovasse almeno qualche monumento d'antichità, con tale esplorazione si avrebbe il doppio vantaggio di arricchire la topografia, ed archeologia nazionale. Dandosi poi il caso difficilissimo, e si raro di trovarsi qualche antico tesoro, l'esponente per poter operare colle prudenti precauzioni possibili ha giudicato necessario ricorrere all'E.V. in primo luogo per implorare il Suo beneplacito, in secondo luogo acciò non possa essere impedito, o disturbato nelle sue operazioni nè da persona alcuna particolare, né dal comune di Samugheo, in di cui salti esso Castello è situato; in terzo luogo perché l'E.V. si degni nel caso garantirli quel premio che accorda la legge, considerate le enormi spese che dovranno necessariamente occorrere col pericolo il più probabile di esser tutte gettate; finalmente perché occorrendo il bisogno, l'esponente abbia pronta ad ogni richiesta una sufficiente forza militare da qualunque stazione pel buon ordine. Supplica quindi si compiaccia l'E.V. dare quelle provvidenze che stimerà più convenienti. Questo è uno dei pochi documenti attestanti richieste di scavo nel Castello, sicuramente non per fini sociali, visto che si era mossa addirittura la chiesa. Il manoscritto con grafìa tremolante, sembrerebbe dell'Avv. Gessa visti gli altri manoscritti. Non capiamo la richiesta dei gendarmi, forse per la presenza in loco di banditi, o per paura di sollevamento popolare; Ecco la prima risposta alla richiesta del Rettore Loi, dalla divisione seconda, sezione contabilità N°641, all'Avvocato Fiscale del Regno, datata da Cagliari 18 Febbraio 1845: (**) Ricorse al Superior Governo il molto Reverendo Ignazio Loi Rettore a Nurallao onde conseguire il permesso di praticare delle esplorazioni nel cosiddetto Castello di Medusa posto in territorio di Samugheo alle condizioni che leggonsi nella qui annessa supplica. Onde essere chi scrive in grado di rassegnare sull'oggetto le convenienti proposizioni desiderando conoscere il savio avviso dell'Ill.mo Sig. Avv.to Fiscale Gen.le P.le di S.M. sulle misure di precauzione che nell'interesse della Regia Azienda potrebbonsi adottare e sugli obblighi che sarebbe il capo d'imporre al Postulante qualora entrasse nella vista del superior Governo sovraccennato di consentire all'inoltrata domanda lo stesso infrascritto prega il prelodato Sig. Avv.to Fiscale Gen.le di S.M. di compiacersi favorirgli gli analoghi riscontri nel mentre che ha il pregio di rinnovargli i sensi del suo distinto ossequio. L'Intendente Generale Sappa(?)   Ecco la seconda risposta alla richiesta del Rettore Loi, dalla divisione seconda, sezione affari diversi N°740, indirizzata alla Regia Segreteria di Stato e di Guerra, datata da Cagliari 22 Febbraio 1845: (**) La domanda del Sacerdote Ignazio Loi Rettore di Nurallao, che in società con altre persone avrebbe progettato alcune esplorazioni nel così detto Castello di Medusa dove pretendonsi sepolti monumenti, ed altri oggetti di antichità, pare meritevole di riguardo, tanto più che il ricorrente a nome della società assume a suo carico la relativa spesa, ed implora dal Governo la sola protezione e braccio forte, nè esiterebbe lo scrivente ad opinare favorevolmente se trattandosi di cosa che può interessare il Regio Governo non credesse doversi in proposito consultare le superiori di Lui intenzioni, mentre potrebbe essere pensiero suo di fare per proprio conto siffatte ricerche. Lo scrivente a cui è stata comminata la supplica del prelodato Sig. Rettore reputa però di suo dovere d'accennare sin d'ora alcune condizioni che nel caso venisse comessa l'implorata facoltà potrebbonsi convenientemente prescrivere. 1°-Che non sia lecito alla società rappresentata dal Sacerdote Loi prementovato di atterrare muraglie, o fabbricati, di qualunque natura, ad eccezione di aperture praticate una volta e poi murate, di distruggere monumenti, da distaccare ed estrarre dal sito, in cui  trovinsi fissati basirilievi, fregi, decorazioni, e simili, di rimuovere colonne, piedestalli, zoccoli o capitelli, fissati o fabbricati; di guastare o comunque intaccare pitture, mosaici, o stocchiature, e finalmente di atterrare in qualsiasi modo la forma interna, od esterna di edifizi preesistenti nel detto Castello, e suoi sotterranei. 2°-Che le esplorazioni o scavi se occorressero, si facciano colla massima diligenza per non mutilare, e guastare gli oggetti che vi potessero essere sotterrati, e che i lavori si facciano continuativamente, e senza interruzione eccettuati li giorni festivi a pena decadenza della concessione. 3°-Che dette esplorazioni e scavi si facciano alla presenza, e sotto la direzione di quell'impiegato che verrà destinato per rappresentare la Reale Azienda, il quale regolerà pure, e determinerà pure il numero dei lavoranti che devono eseguire i lavori. 4°-Che qualunque sia l'esito delle esplorazioni, e scavi non possano li soci concessionari ripetere indennità alcuna per spese da loro eseguite, sia per paga lavoranti, per acquisto materiali, ed utensili, e trasporto dei medesimi, sia anche per provvedere d'alloggio la truppa, e Delegato sul luogo. 5°-Che tutti gli oggetti mobili di antichità che possano rinvenirsi nelle comesse esplorazioni e scavi debbano ben condizionati trasportarsi a questa città, e rimettersi  al Governo a spese della Società. 6°-Finalmente che le aperture che saranno per introdursi nel Castello suddetto, o sotterranei, debbano tosto finite le esplorazioni e scavi murarsi e chiudersi nuovamente a spese della Società. Per parte del Governo poi crede il sottoscritto che si possa somministrare la forza di 4 o 5 cavalleggeri per proteggere le operazioni di esplorazione e di scavo non meno che i trasporti degli oggetti ritrovati ove fossero di valore. E per premio crede nel pari, che si possa accordare ai concessionari il terzo del valore degli oggetti rinvenuti. Nei casi previsti dalla legge sarebbe dovuta agli inventori di depositi la metà intiera della cosa trovata, se il fondo in cui la rinvennero appartenesse ad altro proprietario, ma nel caso concreto in cui il Governo, oltre alla facoltà che accorda di praticare gli scavi, ed esplorazioni in fondo proprio, ricorre anche con la somministranza della Forza Pubblica per proteggere le operazioni della Società, e deve pure distaccare un Delegato Speciale per assicurare gli interessi delle Regie Finanze, ha stimato chi scrive appoggiato ad equità il premio del terzo sul valore degli oggetti che si ritroveranno, in favore della Società, alla quale potrà eziandio rifarsi dal Governo uno speciale riguardo, sempreché gli oggetti rinvenuti avessero un valore di considerazione, od i monumenti scoperti si riconoscessero interessanti per la Storia, e per lo studio dell'archeologia. Pregiasi intanto chi scrive di rinnovare all'Ill.mo Reggente la Regia Segreteria di Stato e di Guerra i sensi del suo distinto ossequio. L'Intendente Generale Sappa(?)   Esiste nell'archivio di Stato di Cagliari un fascicolo con tutti gli incartamenti relativi al caso.   (**)  Archivio di Stato di Cagliari, Fondo SS Serie 2°, volume 152.



Ultimo aggiornamento Lunedì 10 Agosto 2009 23:55
 

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