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Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu
Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu - Asuni: storia del Castel Medusa e del bandito Perseu PDF Stampa E-mail
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Scritto da Antonio Fanari   
Venerdì 31 Luglio 2009 21:48
Indice
Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu
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Tutte le pagine

 

Veramente il sito spaventevole e scosceso in cui è collocato non poteva far a meno di pingere alla fantasia dell'uomo le più strane immaginazioni...Partendo da Samugheo per andare ad Asuni...in mezzo alla gola di due montagne...sorge una gran rocca di marmo tagliata a picco dalla natura ai quattro lati, quasi della forma di un parallelogrammo. Dai tre lati questo colossale monolite è bagnato dal fiume che scende dalla parte, detto fiume di Accoro (in verità si tratta dell'Araxisi, il fiume di Accoro è lo stesso Riu Mannu di Austis), il quale viene ad unirsi in uno dei lati con l'altro fiume detto di Asuni, in modo che unendosi in un punto dell'angolo del Castello, questo diventa una penisola, e perciò di difficilissimo accesso a chiunque. Non vi abbiamo potuto osservare traccia alcuna di strada nell'unico punto della penisola in cui il Castello si congiunge alla "Serra Lussurgiu", l'istmo per così dire, che serviva di passaggio per introdursi nel Castello...Da questa parte solamente si possono collocare alcuni pezzi di legna, coperti con frasche, come un ponte levatoio, onde poter afferrare il lembo del Castello.

 

 

Vi esiste una camera di cui è caduta la volte ch'era formata a foggia di botte. La grossezza del muro esterno che và a finire nella estremità della roccia, è di circa due metri, mentre le parti che mettono all'interno del Castello sono di un metro. L'altro edificio più rimarchevole è quello che sporge dalla parte di Samugheo, che appellano "Sa turri" perché più elevato degli altri ruderi che vi sono rimasti, risparmiati dagli scavatori di tesori. Trovandosi tutta la superficie ingombra da macchie e da tronchi non si può vedere l'ingresso alle camere che sono scavate nel corpo della roccia, mentre sospettiamo che vi sia qualche boccaporto nel centro, che non potrà mai scoprirsi se non togliendo l'ingombro dei tronchi selvatici che vi esistono da secoli senza mai essere toccati dalla mano dell'uomo. Solamente abbiamo visto due buchi quasi rotondi, uno alla parte di levante e l'altro a mezzodì, dai quali si può penetrare dentro il Castello. Essi sono più opera della natura che dell'arte; il primo é accessibile per essere a livello della superficie, l'altro é al fianco, per cui conviene legare un uomo con una corda per potervi entrare. A noi non é bastato l'animo per potervi entrare, ma dalla relazione che ci hanno fatto alcuni amici che con rischio della vita vi entrarono, possiamo dire come sono disposte le caverne. Entrato per quella apertura rotonda e dopo percorsa una gola ripida e quasi fatta a chiocciola, quanto può passarvi un uomo curvato, si arriva ad una camera larga pochi metri, la quale prende luce da un buco dalla parte del fiume e dove possono stare da dieci a quindici uomini. Questa specie di spelonca era formata dalla natura come lo sono l'ingresso e la gola, ma si scorge d'esservi arrivata la mano dell'uomo per ingrandirla. Da questa camera si passa ad un'altra più sotto, parimenti passando per una gola quasi perpendicolare come un pozzo e tant'é vero che l'uomo che vi entrò fu obbligato di assicurarsi con una corda alla vita. Questa é l'ultima camera o caverna che voglia dirsi, dalla parte di Samugheo. Lo Spano aggiunge in chiosa che, questa camera, a sentire chi l'ha visitata, é intonacata ad arte con lo stesso cemento che intonaca le pareti dell'edificio superiore. Scrive anche che, penetrando da un'altra apertura dalla parte di Asuni si trovano altre tre camere o caverne disposte quasi nello stesso modo delle precedenti, di modo che tutto il tetro e spaventoso appartamento della Reggia...si riduce a cinque orribili antri. Si racconta di una non meglio identificata donna a cui era stato ucciso l'innamorato la quale, in particolari notti, canta in cima al Castello eseguendo danze e canzoni tristi. Inoltre si dice che questa donna coltivi ancora i garofani selvatici di rara bellezza che esistono in cima alla rupe. Altra leggenda è quella di un'altra donna, la quale in "Su strampu de Conconi" pare abbia eletto la sua dimora e che col suo telaio d'oro massiccio, tesse e canta nelle notti burrascose. La zona attorno al Castello è ricchissima di acque, trecento metri di distanza e l'Araxixi si congiunge con il rio di Asuni, formando il Riu Mannu e, a trecento metri dalla confluenza in località "Sa Stiddiosa", da un enorme masso posto all'interno del fiume ed addossato alle alte pareti rocciose, scende l'acqua in modo perenne, da cui il nome di Sa Stiddiosa. Ai piedi del Castello sgorga un sorgente, alle cui acque la gente attingeva in abbondanza, essa era ritrovo anche per indagini sulle persone per fatti di cronaca ed affari, sembra che giurare il falso, con il bagnarsi gli occhi nei suoi umori, comportasse l'immediata cecità. L'abbondanza delle acque ed il modo con cui queste acque venivano usate fino a tempi recenti (mio Nonno una volta che si sentì male, chiese come cura che gli venisse portata dell'acqua dalla sorgente del Castello), fa pensare che il posto fosse dedicato al culto delle acque, anche se ormai è scomparso il significato originale; nella mia infanzia sentì raccontare da una persona anziana che nei tempi antichi, nelle acque della sorgente in questione, venivano curati molti bambini poiché l’acqua manteneva una temperatura costante e d’inverno risultava tiepida.



Ultimo aggiornamento Lunedì 10 Agosto 2009 23:55
 

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