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Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu
Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu - Asuni: storia del Castel Medusa e del bandito Perseu PDF Stampa E-mail
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Scritto da Antonio Fanari   
Venerdì 31 Luglio 2009 21:48
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Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu
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In Isili richiederà tre cavalleggeri dello squadrone di Laconi per unirsi sotto i di Lei ordini di cui le vieto far parola. Essendo in Mandas Ella inviterà in mio nome il S. Intendente provinciale per recarsi con Lei ad assisterla nell'incombenza che deve eseguire, oppure ad incaricare egli stesso un di Lui subalterno in sua vece, di tutta sua confidenza: ed acciò egli non incontri difficoltà Le consegnerà l'unito plico al suo indirizzo. Riuniti che saranno ad Isili Ella. l'Intendente Provinciale o chi per esso, e li sei cavalleggeri messi sotto i di Lei ordini, partiranno assieme col Perseu al luogo che questi indicherà, presso la grotta Su concali de Argoneus, ove dice di aver sotterrato le sovradette monete. Queste o si rinverranno effettivamenta o non: nel primo caso, distesone l'opportuno processo verbale, ella mi rimetterà per ordinanza espressa le monete e l'atto verbale; ed intanto tutta la comitiva passerà al Castello suddetto. Ora senza praticare alcuna ricerca, nè penetrare nelle vie o camere interne, si starà in aspettativa di ricevere i precisi miei ordini, rimanendo al di fuori del menzionato Castello. Nel caso contrario, cioè quando non siasi trovato nulla presso alla surriferita grotta Su concali de Argoneus, allora si partirà egualmente per il Castello e quivi giunto farà entrare nella bocca della interna camera del Castello medesimo prima un cavalleggero, poi il forzato Perseu, indi vi passerà Ella medesima, e fatta un'ispezione locale, se vi saranno gli oggetti supposti, o simili, Ella disporrà perché tosto ne venga informato: ma senza rimuovere alcuna cosa dal suo posto, e senza che ne riparta l'intiera comitiva, questa, soffermandovisi come sopra si disse, attenderà al di fuori i miei ordini per mezzo di una espressa ordinanza. Che se neppure al Castello si rinvenisse alcun deposito di oggetti o di monete antiche nel sito interno supposto dal Perseu, la missione si intenderà finita, ciascuno rientrerà al suo posto, ed Ella si restituirà a Cagliari facendovi accompagnare il Perseu coi cavalleggeri, con che deve partirne. Onde meglio agevolare e Lei la conoscenza della località e delle cose asserite dal Perseu, io Le comunico le unite carte in tutto 4, e desidero che il Signore, etc. La lettera con le istruzioni consegnata dal vicerè al Parodi, perchè venisse consegnata all'Intendente della provincia avvocato F. Gessa è la seguente: (**) 11 Settembre 1844 Prevengo la S.V. di essere mia intenzione che Ella stessa, come io amerei, oppure quell'impiegato che avrà di tutta confidenza, facciasi tosto ad accompagnare il S. Sottotenente dei Cavalleggeri Parodi per assisterlo nella speciale missione da me datagli onde riconoscere se sussistano o non alcuni depositi di antiche monete nei luoghi che sarà per indicare il servo di pena Perseu in presso ad una grotta chiamata Su concali de Argoneus, oppure in una camera dell'antico Castello di Medusa o del Re orecchie d'asino, attenendosi Ella o l'impiegato che delegherà in sua vece, alle instruzioni che io comunicai per iscritto al S. Parodi. Ecco la risposta dell'avvocato Gessa al Vicerè datata da Mandas 15 Settembre 1844: (**)                A Sua Eccellenza il Vicerè del Regno-Cagliari Eccellenza, no avendomi ieri trovato in casa nel suo passaggio il Sig. Sottotenente Parodi per essermi trovato al disimpegno di qualche altra incombenza, io non potei secolui abboccarmi, e poiché non mi fu possibile seguirlo per la inutilità di mia persona in tal viaggio, dacchè impossibilitato a fare a piedi alcun tratto di strada, il che occorre inevitabile nell'accesso difficilissimo ai luoghi in questione, cui persone svelte ed agili solamente e ben giovani a gran stento potranno rampiccarsi, come io provai prima d'avere anni 25, destinai all'oggetto in mia vece il S. Causidcio Corongiu Comisario Economico, e di mia confidenza e soddisfazione, che ieri notte dovea raggiungere in Isili il prefato S. Parodi con mia lettera di accompagnamento. Desidero vivamente che si trovi la terra promessa col bramato successo, sebbene i gravi dubbi che mi nascono dall'intera conoscenza delle località, e della persone del condottiere, che dovetti conoscere a mie spese quindici anni prima, e della indole del vicino paese di Asuni, che in ogni punto degli antichi noraci figura immensi tesori, non mi lasciano godere neppure d'una lusinghiera speranza momentanea. Intanto avendo il Perseu manifestato con soldati l'oggetto della sua processione, vola la fama della spedizione, e non mancherà lo stuolo dei curiosi per tenerle d'appresso. Ho intanto l'onore di riprotestarmi con rispettoso ossequio e pari divozione. Dell'Eccellenza Vostra. Arrivati al paese, vennero trovati per l'indomani dei lavoranti locali, armati di picconi e badili. Ai piedi del Castello il Perseu cominciò a non ricordare esattamente dove si trovava l'ingresso per le sale del tesoro, adducendo che una parte della roccia era crollata, ed aveva occluso l'ingresso; comunque sembra che si effettuarono degli scavi ma senza risultato. Il Perseu confidò ai compaesani la sua intenzione di scappare, fidando sulla conoscenza del territorio e sulla sorpresa, ma il Parodi, molto vigile, fece sfumare i sogni del carcerato. Ecco la missiva datata da Asuni 17 Settembre 1844 da parte del Sottotenente Parodi: (**)          CAVALLEGGERI DI SARDEGNA Servizio straordinario d'arma A Sua eccellenza il Signor Vicerè-Cagliari Dietro ai veneratissimi ordini dell'E.V. rilasciatimi con istruzioni delli 12 corrente, essendomi portato con N° 10 individui dell'arma, e col servo di pena Francesco Perseu nel Castello denominato orecchia d'asino esistente tra i salti di Samugheo, ed Asuni onde verificare se in detto Castello vi esistesse una camera nella quale vi si soponesse essere moltissime monete d'oro, ed argento, arme etc. etc., ho l'alto onore di far noto all'E.V. che dietro alle più accurate ricerche da me fatte, dagli individui del corpo, e da vari paisani a tal uopo fatti venire con gli utensili necessari, non avendo risparmiato ne i travagli ne i pericoli che si affrontarono a cagione della scabrosità del luogo massime dell'inaccessibile vetta, mi risultò che le deposizioni del servo di pena Perseu, erano una mera invenzione, e solo un ricercato onde potersi evadere dalla forza, e tentare qualche vendicamento, come potei rilevare dalle diverse asserzioni fattemi, e dalla voce pubblica di questo d'Asuni. Ecco quanto per ora mi giova significarla con riserva di farne un più dettagliato rapporto al mio arrivo in codesta capitale. Poi venne il rientro a Cagliari, con tutte le relazioni da parte del Tenente Parodi e la presa in giro fu evidente. Ecco lo scritto inviato dal Sottoitenente Parodi al vicerè di Sardegna, da Cagliari, con data 20 Settembre 1844: (**)Eccellenza, giusta la riserva contenuta nella riverente mia lettera datata da Asuni il 17 del corrente, ed in obbedienza ai venerati ordini di V.E., ho l'onore di qui appresso farle conoscere circostanziatamente l'esito della missione che Le piacque affidarmi, per la verificazione delle asserzioni fatte dal forzato Perseu Francesco, di trovarsi il tesoro nel Castello così detto di Medusa. Partimmo da questa capitale il 12 di questo stesso mese, con un brigadiere e due cavalleggeri di scorta al forzato predetto, pernottai con essi a Senorbì, indi ci recammo ad Isili, da dove passammo ad Asuni. La mattina del 16 si cominciarono le ricerche delle monete che il forzato asseriva di aver lasciato nella grotta detta Su concali de Argunis, all'epoca del suo arresto, ma l'infame non fù capace di far trovare tale grotta, nè tampoco di indicare il luogo dove essa possa aver esistito: dicendo che invece di essere distante un'ora dal Castello summentovato, come trovasi espresso nel suo memoriale, nè era anzi tanto vicino chè il diroccamento di esso Castello ne ha tolto ogni vestigio, come altresì del buco per cui egli si introdusse nel medesimo. Si tentò di penetrare nei sotterranei, ma fù impossibile. Le popolazioni circomvicine credono che veramente possano esistere oggetti d'antichità nel fondo del ripetuto Castello scavato nella rocca; ma nissuno non potrà mai eccertarsene se non si farà saltare la rocca medesima a forza di mine.



Ultimo aggiornamento Lunedì 10 Agosto 2009 23:55
 

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