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Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu
Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu - Asuni: storia del Castel Medusa e del bandito Perseu PDF Stampa E-mail
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Scritto da Antonio Fanari   
Venerdì 31 Luglio 2009 21:48
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Storia del Castello di Medusa e del bandito Perseu
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A distanza di anni sono ripassato in cerca della macina, ma ahimè, qualcuno la aveva portata via. Pare che alcune pietre scritte siano state asportate dal castello alla fine del XVIII secolo, di queste pietre una è ancora visibile all'interno del paese di Asuni, i caratteri sono sconosciuti, ma comunque sono caratteri Grecheggianti o Gotici. Le prime notizie pervenuteci risalgono all'anno 1075, anno in cui il papa Gregorio VII affermava la supremazia della chiesa su tutti gli altri poteri costituiti. Egli cedeva in feudo al Giudice di Arborea Orzocco de Zori il Castello, lo stesso de Zori lo trasmetterà in eredità ai suoi discendenti diretti maschi. Il 7 febbraio 1189 Pietro I de Serra diventa Giudice e, per garantire il saldo dei debiti contratti dal padre Barisone I con il comune di Genova (Per l'incoronazione a Re di Sardegna da parte di Federico Barbarossa nell'anno 1164 in Pavia), cedette in pegno il Castello, assumendosi l'onere di mantenere a proprie spese il Castellano e sette inservienti

(Insuper ad huius rei maiorem confirmationem et securitatem dabo castrum Asonis in pignore manu et in potestate legati vel legatorum comunis Janue qui ob hoc specialiter venirent in quo Castello Asonis existere debeant pro guardia ipsius castelli septem servientes Januenses et unus castellanus quos servientes et quem Castellanum paccabo et dabo eis vivandam sufficientem de anno in annum de mea medietate....). Il 29 maggio dello stesso anno il Giudice Pietro promette ai Genovesi la corresponsione di 60 lire Genovesi fino alla estinzione totale del debito. Successivamente, dopo oltre un secolo, si ha notizia del possesso del Castello da parte di Giacomina, moglie di Tedice della Gherardesca, che ne ottenne il titolo feudale nel 1329. Nel 1389 la Giudicessa Eleonora d'Arborea, temendo un'avanzata Aragonese, ne ordinò il restauro, ed inviò sul posto una guarnigione di balestrieri reclutati ad Oristano, Asuni e Samugheo, al comando dei quali fu messo il brigadiere Pietro de Acene. Al tramonto del Giudicato d'Arborea e successivamente del Marchesato, in condizioni di completo abbandono cadde in mano Aragonese e fu aggregato alla Reale contrada del Mandrolisay e ceduto all'amministratore Francesco Manunta di Sorgono. Alcuni studiosi affermano che il nome di Medusa è sicuramente recente, non dovrebbe esistere (a sentir loro) prima del 1835, nome probabilmente impostogli dagli studiosi dell'epoca (Spanu, La Marmora, Angius), ma tale affermazione non risponde a verità, Antoine Claude Pasquin, in arte Valery, nel suo viaggio in Sardegna effettuato nel 1834 parla del Castello di Medusa come un posto conosciuto da tanti e recita così: nel cuore delle selvagge foreste di barbagia, vicino al paese di Samugheo, ci sono le rovine dette il Castello di Medusa, la figlia del favoloso Forco, il capo della colonia Etrusca che dovette occupare la Sardegna circa diciassette secoli prima dell'era volgare; egli divenne poi un dio marino e fu messo alla testa delle foche e dei tritoni: "Tritonesque citi Phorcique exercitus omnis". La casa di Medusa, vecchia e curiosa costruzione del medioevo, scavata nella montagna, quasi inaccessibile, con una sola finestra, è d'una prodigiosa solidità. Le sue ampie sale sono ancora decorate con stucchi. Nei paraggi si trovano diverse specie di pietre dure, agate, quarzo ialino, un bellissimo marmo bianco ed un altro marmo con venature nere la cui cava si apre ai piedi della stessa roccia su cui s'innalza il castello di Medusa. Nel 1792 l'abate Matteo Madao mette in relazione la storia di Phorco figlio di Nettuno e Medusa sua figlia che avrebbero regnato oltre 4000 anni prima in Sardegna e Corsica, scriva che la loro memoria è ancora viva tra i Sardi, inoltre che la sua antica abitazione, tuttora visibile, è chiamata "Sa domo de Medusa" e si trova alla sommità di un alto, inaccessibile monte. Si raccontano sul Castello tante leggende, alcune sono comuni ad altri centri dell'isola, una in particolare è unica in Sardegna:  la storia del Re dalle orecchie d'asino. Il Castello di Medusa è noto al popolo come "Su Castedd'e su Rei origas de mollenti",  la leggenda che su di esso si racconta ripercorre per filo e per segno la leggenda del "Re Mida" della mitologia Greca; il sovrano di allora ebbe, per volere divino, immense ricchezze. In cambio però gli divennero le orecchie d'asino, delle quali col tempo si vergognò al punto che, chiamando alla corte qualche barbiere, ogni volta che si accorgeva che essi scoprivano la sua malformazione venivano condannati a morte. Uno solamente di questi , avendo sentito delle voci sul comportamento del Re, fece finta di non notare le strane orecchie, ebbe in cambio, per la sua furbizia, ricchezze ed onori. Il Lamarmora in uno dei suoi sopralluoghi al Castello rimase stupito nel sentire dalla bocca del popolo la leggenda, si chiedeva da dove avessero appreso quelle parole, essendo gli indigeni privi di istruzione, per di più vestiti ancora con le pelli (da Lui definiti: "rozzi pastori"); Lo Spanu nel Bullettino Archeologico Sardo, vol.7, anno 1861, descrive il Castello come segue: Se vi è un monumento antico del quale si ignori la fondazione e la storia, atteso il silenzio che ne hanno fatto gli autori, è questo Castello di Medusa. Si ignora anche il motivo perchè gli sia stato imposto questo nome favoloso. Se stiamo alle tradizioni popolari, si raccontano di esso tante fole che lo renderebbero soggiorno di tregende e ricovero di spettri e demoni da porgere materia ad un articolo del dizionario infernale.



Ultimo aggiornamento Lunedì 10 Agosto 2009 23:55
 

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