Su fastiggiu - amoreggiamento |
Scritto da Fortunato Loi |
Sabato 01 Agosto 2009 11:15 |
Finita l’età dei giochi nel periodo della pubertà, i ragazzi dei due sessi venivano letteralmente separati, cioè non avevano la possibilità di incontro che hanno i ragazzi d’oggi. Le possibilità di incontro degli sguardi, e non di effettuare passeggiate o chiacchierate, erano solamente all’uscita “de sa missa manna” (messa cantata di mezzogiorno). Quindi non si poteva avere la possibilità di incontrarsi se non in rare occasioni e sempre sotto la sorveglianza di qualcuno che aveva il compito di controllare la ragazza. Le ragazze si recavano a messa sotto stretta sorveglianza delle mamme, zie o di qualche altra parente, quindi era impossibile da parte dei ragazzi avvicinarle. I gesti galanti e le parole gentili, in quelle rare volte che le ragazze potevano essere avvicinate, all’uscita de “sa missa manna”(messa cantata di mezzogiorno), venivano chiamati “fastigius” Nonostante la pressante sorveglianza quando un ragazzo ed una ragazza erano attratti, trovavano il modo di avere sfuggevoli incontri. Tali occasioni, anche se in presenza di altri, era quando ci si recava ad attingere l’acqua o ad eseguire lavori in campagna. Qualche giovanotto che possedeva il giogo di buoi, innamorato di una determinata ragazza, utilizzava il nome dei due buoi per esternare il proprio sentimento. Ciò avveniva chiamando il giogo “Cantu ti stimu –non dd’asi a crei” oppure “passu sa vida – penzendi a tui” (Quanto ti stimo – non ci crederai oppure Vivo – pensando a te) e cercando di passare ad ogni occasione con il carro davanti all’abitazione della ragazza, ed incitare ad alta voce i buoi in modo che essa potesse sentire. Altra occasione “po si dichiarai” (per dichiarare il proprio amore) era la notte del vespro della festività di San Giovanni Battista nel mese di Giugno: In tale data tutti i giovani del paese, accompagnati dai musicanti, si recavano sotto il davanzale della persona amata per fare eseguire una serenata. Ogni singola serenata si articolava in quattro fasi : - “Sa scidadura” (il risveglio) costituito da una canzone con la quale si incitava la giovane a svegliarsi e la si pregava di ascoltare l’omaggio musicale; - “S’eloggiu” (l’eloggio) costituito da un muttetto contenente parole di elogio sulle qualità fisiche e morali della giovane. - “Su decraramentu” (il dichiaramento canzone costituita dalla dichiarazione di simpatia e affetto che veniva eseguita per conto di tale giovane innamorato; - “Sa dispedida” (il saluto) costituita da una lunga canzone “Repentina” con la quale si salutava e si dava appuntamento all’indomani all’uscita della messa e ai balli in piazza del pomeriggio. Un esempio di serenata è la seguente :
“Sa scidadura” Il Risveglio
Deu connosciu un tesoru Io conosco un tesoro su ddu bì esti un’incantu che vederlo è una meraviglia gei app’essi cuntentu quanto sarei contento ki in possessu ddia tenni se ne fossi in possesso Deu connosciu un tesoru Io conosco un tesoro scidadindi Maria svegliati Maria de su drucci sonnu dal dolce sonno po ascuttai su cantu per ascoltare il canto de kini ti stima de coru di chi ti ama
Generalmente era uguale per tutte
“Mutettu di elogio” Mottetto di elogio
Venezia in mesu mari Venezia in mezzo al mare cun bellesa e cun splendori con bellezza e splendore bella prus de un imperu bella più di un impero Venezia in mesu mari Venezia in mezzo al mare s’affettu miu e’ sinceru il mio affetto è sincero ki mi rispondisi amori se corrispondi il mio amore ddu giuraus in s’altari lo giuriamo nell’altare
Il mottetto variava per ogni serenata, ed era più o meno lungo o bello a seconda delle libagioni offerte ai musicanti
“Su decraramentu” Nome del dichiarante
Usada su messaiu Adopera il contadino kandu sa terra est’arendi quando sta arando la terra s’arau e su traggiu l’aratro e l’erpice Usada su messaiu Adopera il contadino kustu cantu de omaggiu questo canto di omaggio e po ti fai a kumprendi per farti capire ka ti ddu mandada Fisinu che chi ti ama è Efisio.
“Sa dispedida” Saluto d’addio
Stella in s’aurora Stella nell’aurora ses luminosa e bella sei luminosa e bella in s’aurora stella stella nell’aurora t’adoru a ogni ora ti adoro in ogni ora kantu ses graziosa quanto sei graziosa ke perla preziosa come una perla preziosa amabili e generosa amabile e generosa a ogni ora t’adoru ad ogni ora t’adoro ka ti tengiu in su coru che ti conservo in cuore Ti stimu e ti adoru Ti amo e ti adoro da de kandu fusti pittia quando eri piccola ki bella mi stimas se anche tu mi ami giuru de ti sposai, giuro che ti sposerò torra a pigai sonnu riprendi sonno dolcissima Maria dolcissima Maria crasi kandu in su ballu e domani mi onorerai m’hasi a onorai di ballare con me.
Succedeva che il genitore non gradisse la serenata alla figlia da parte del dichiarante ed allora si rischiava di essere bagnati, quando andava bene, da un orinale d’acqua.
Oppure se il genitore era persona disponibile, nel nome della continuità della tradizione, qualora la casa fosse costruita lontano dalla strada, apriva “s’ecca” (il portone) e permetteva alla comitiva di avvicinarsi alla finestra della stanze dove dormivano le figlie.
Come generalmente succedeva, nella stanza vi dormiva più di un a ragazza in età di marito, la prima serenata doveva essere per la più anziana e così via fino alla più giovane.
Succedeva anche che il genitore offrisse da bere a tutta la comitiva in segno di ringraziamento per l’apprezzamento delle qualità e bellezza delle figlie.
Questa tradizione, purtroppo venne interrotta bruscamente all’inizio degli anni 60 del secolo scorso, a seguito di incomprensioni con il comandante della neo istituzione della caserma dei carabinieri che denunciò tutti, musicanti e giovani, che vennero successivamente regolarmente assolti, ma che stabilì la fine dell’usanza per la delusione per le spese processuali e i disagi sostenuti.
Il divertimento e punto d’incontro dei giovani era “Sa Pratza de is ballus” dove saltuariamente, la domenica o nelle feste particolari si eseguivano “Ballus in pratza”.
I giovani si quotavano per pagare “Su soñadori” (suonatore di fisarmonica) per l’intera annata, la quota era generalmente mezzo starello di grano “uña quarra de trigu”. Succedeva alcune volte che due case venissero unite “da sa ja de palla”, cioè due venivano unite da una scia di paglia.
Quando in paese si apprendeva in via confidenziale che due giovani “fastigianta” (amoreggiavano) o che erano fidanzati in segreto o che vi era una domanda di matrimonio in corso con probabilità di esito positivo, qualche pretendente respinto per vendicarsi o semplicemente qualche burlone disseminava la strada di paglia e congiungeva le abitazioni “de is fastigiantis” (degli amoreggianti).
Questo scherzo era considerato un gesto umiliante specialmente per la famiglia della futura sposa sia perché si rendeva pubblica una questione privata e sia perché dovevano pulire la strada per tentare di nascondere il fatto.
Lo scherzo peraltro veniva compiuto la notte del sabato o alla vigilia di un giorno di festa per cui alla prima messa, all’alba, le donne che vi si recavano avevano modo di vedere la scia, e si può ben comprendere quanto potesse essere tenuta nascosto l’episodio.
In paese per giorni non si parlava d’altro e a volte si finiva per improvvisare qualche “muttettu”
Po Sant’Juanne e’ Lamparas Per la festa di San Giovanni Battista in bidda sa picciokalla i giovani del paese hollinti fai festa vogliono festeggiare Po Sant’Juanne e’ Lamparas Per la festa di San Giovanni Battista uniu anti nontesta stanotte hanno unito kund’uña ja e’ palla con una scia di paglia Giuanni cun Modesta Giovanni con Modesta Fortunato Loi
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