
Bois e Baccas de 'idda tua |
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Scritto da Arturo Maullu | ||||||||
Lunedì 03 Agosto 2009 15:26 | ||||||||
Da molti anni ormai non si vedono più transitare nelle strade di Asuni gioghi di buoi o vacche che trainano i carri. Fino a non molti decenni fa erano praticamente l’unico mezzi di locomozione per il lavoro nei campi e per i trasporti di cose in generale. Data la loro lentezza non erano utilizzati per trasportare persone da un paese all’altro, ci si spostava a piedi, o i più abbienti a cavallo o con il calesse. I meno abbienti, nel meglio dei casi si spostavano a dorso d’asino o di mulo. Chi possedeva i gioghi di buoi, li utilizzava in proprio o per le altrui esigenze, in particolare per il trasporto di legna da ardere, per il grano o la paglia quando si andava nelle ore meno calde a treulai e ventose a bentulai legumi e graminacee. Considerata la cura che questi animali richiedevano sarebbe più appropriato dire che non erano gli uomini a possedere buoi o vacche ma il contrario. Indipendentemente dalle condizioni economiche del proprietario i buoi o le vacche da tiro dovevano essere mantenute sempre ben pasciute e tirate a lustro. Con il bello o con il cattivo tempo erano d’obbligo le levatacce mattutine per dare da mangiare (appallai) e bere agli animali. Il giogo di buoi o spesso anche di vacche a volte era il solo capitale di cui le famiglie disponevano, diciamo che oggi potrebbe considerarsi l’equivalente di un grosso camion, per questo vi era grande cura nel suo mantenimento. Provenendo da una famiglia proletaria in casa non abbiamo mai avuto buoi o vacche, ma ho un nitido ricordo dei bellissimi animali che avevano i nostri vicini di casa, ziu Manuelli Puddu e ziu Mundicu Puddu, di quanta cura essi ne avessero e di quanto ne fossero orgogliosi. In particolare mi colpivano i nomi che venivano loro dati, in genere i nomi di entrambi costituivano una frase compiuta. A seconda del nome del giogo si poteva persino intuire il carattere del proprietario. Questi nomi non erano mai banali e dovendo trascorrere insieme nei campi un’intera giornata, tra proprietario e animale si instaurava un rapporto particolare. Se il carattere dell’animale era mansueto, il proprietario nell’impartire gli ordini utilizzava un tono cantilenante e suadente; se invece l’animale era riottoso, allora proferiva un vero e proprio fiume di improperi velenosi proprio come se stesse parlando con un essere umano. In molti casi i nomi della coppia di animali costituivano frasi intere, venivano attribuiti in quanto dirette a qualcuno : una moglie impicciona, un vicino poco socievole o ubriacone etc….. Questi sono alcuni dei nomi che ricordo, ma voi forse ne ricordate altri ancora per cui, come al solito anche questo articolo è aperto al contributo di quanti vogliano aggiungere o modificare qualche cosa.
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