Il freddo pungente del mattino, l’erba ammantata di brina e la leggera nebbiolina che saliva dal fiume davano al paesaggio un aspetto irreale. I tre cacciatori, scendendo lungo il canalone verso il fondovalle decisero di disporsi “a rastrello”, uno sarebbe disceso lungo il fiume e gli altri due uno per parte a mezza costa. I due più giovani presero per i costoni mentre al più anziano fu lasciata la via più agevole e più promettente poiché a quell’ora le beccacce e le anatre sicuramente stavano ancora mangiando lungo gli argini del fiume. La giovane coppia di anatre si era fermata nella larga ansa del fiume da alcuni giorni, si era ormai a gennaio inoltrato e non essendo state disturbate in tutti quei giorni, stavano seriamente decidendo di stabilirvisi costruendoci il loro nido. La coppia era ormai affiatata, erano insieme da due anni, come tutti i germani reali, facevano vita sociale per buona parte dell’anno, tranne quando veniva il tempo della costruzione del nido e per l’allevamento della nidiata, allora si sceglievano un territorio tutto loro che in genere era rispettato dai più, tranne forse rari sconfinamenti di qualche maschio solitario. Nel mezzo del fiume, le forti piogge autunnali avevano accumulato rami secchi ed erba posta alla giusta altezza sull’acqua e abbastanza sicura da eventuali predatori, il punto ideale per costruirvi il loro nido. Ma il destino quella mattina volle diversamente; l’anziano cacciatore dalla vista non più tanto acuta suppliva con l’esperienza a questo handicap. Il vecchio segugio che lo accompagnava aveva gran buona volontà ma era appassionato sopratutto di conigli, l’acqua non gli andava molto a genio, di tanto in tanto faceva finta di tracciare, tanto per fare contento il proprio padrone, ma quando arrivava vicino all’acqua faceva immediatamente dietrofront. L’anziano cacciatore sapeva che quelle anse in cui l’acqua scorreva placida e lenta erano l’ideale per le anatre ed i punti in cui si accumulavano fango e foglie secche erano quanto di meglio per i lombrichi e quindi per le beccacce che ne sono ghiottissime. Quando capì che né con gli incitamenti né con le parolacce il vecchio cane mai sarebbe entrato nell’acqua gelata, cominciò a lanciare sassi lungo l’argine con la speranza di far levare così la selvaggina. I due compagni che discendevano molto più velocemente di lui lungo i costoni laterali stavano sparando “allo schizzo” tordi e qualche raro colombaccio che si levava dalle grandi piante di leccio, il tutto con scarso successo anche a causa dei due setter inglesi che gli accompagnavano o per meglio dire che li precedevano, e di molto, per cui erano costretti a sparare lungo o a non sparare per niente. Il cacciatore se la prendeva calma, ad un certo punto il vecchio segugio cominciò a tracciare sull’erba palustre che dava verso il centro del fiume, sicuramente è qualche gallinella pensò il vecchio, o magari dei germani, erano ormai alcuni anni che non incarnierava un’anatra e gli avrebbe fatto enormemente piacere catturarne una. Ad un certo punto, spaventata più dai sassi che erano lanciati dall’argine che dall’abbaiare del cane, la femmina di germano si levò “a candela”, la prima fucilata andò a vuoto ma la seconda la colpì in pieno e praticamente ricadde sullo stesso mucchio di sterpaglie nel centro del fiume da cui si era levata. Il vecchio cacciatore rimase a bocca aperta, dopo anni era riuscito finalmente a prendere un germano reale. Il maschio di germano appena vide cadergli addosso la compagna si alzò in volo starnazzando come un demonio, il vecchio cacciatore rimase allibito, gli sembrava impossibile che dopo un tonfo simile l’animale potesse essere ancora così vitale. Imbracciò di nuovo il fucile, sparò ma fece cilecca, il bossolo della cartuccia sparata in precedenza si era incastrato nella canna e non c’era verso di estrarlo. Il germano intanto, disperato, sempre starnazzando, volteggiava sopra il cadavere della sua compagna e di tanto in tanto si abbassava invitandola a prendere il volo con lui. Il vecchio cacciatore non riusciva a levare la cartuccia incastrata nella canna ed assisteva impotente ed anche spaventato alle giravolte del germano sulla sua testa non sapendo che si trattava di un altro animale e non di quello abbattuto. D’altronde non poteva avvicinarsi al centro del fiume per verificare se era un altro animale né tanto meno riusciva a convincere il cane ad entrare nell’acqua ed i suoi due compagni sul costone erano troppo lontani per sentire i suoi richiami. Ad un certo punto però il vecchio cane prese il vento giusto, fiutò la preda abbattuta e tentò la traversata, mai l’avesse fatto, quando il germano vide il cane tentare di avvicinarsi alla sua compagna scese in picchiata e strillando sempre più forte cominciò a beccare il cane da tutte le parti, il poveraccio che già aveva difficoltà a nuotare non potendosi difendere e per poco non affogò, il suo padrone, sempre con il fucile fuori uso e che usava come bastone lo salvò a stento. Ma il peggio non era ancora arrivato, mentre tentava di aiutare il proprio cane a districarsi in mezzo all’erba palustre il vecchio scivolò sul fondo melmoso e annaspando lasciò andare il fucile tentando di mantenersi in equilibrio, non ci fu nulla da fare e cadde sbracciando nell’acqua gelida. A quel punto il germano vedendo ancora minacciata la compagna, che pure era morta da un pezzo, attaccò il poveraccio, o meglio, sempre starnazzando come un ossesso si avvicinò volando verso di lui talmente basso da sbattere le ali sull’acqua e facendo quindi un fracasso infernale, sembrava un incubo. Il vecchio cacciatore non aveva mai visto niente di simile, quasi credete di avere a che fare con un demone, con grande fatica riuscì comunque a uscire dall’acqua. Era bagnato fradicio, aveva un freddo cane e soprattutto aveva perso il fucile nell’acqua melmosa del fiume. Decise che la cosa migliore da fare era cercare di tornare alla macchina per togliersi i vestiti ed asciugarsi prima che gli venisse un malanno, ma sopratutto voleva allontanarsi da quel demone che ancora gli volteggiava intorno minaccioso e starnazzante, a recuperare il fucile l’avrebbero aiutato poi i suoi compagni. Impiegò un bel pò ad arrivare alla macchina in quelle condizioni e mentre risaliva il canalone con gli stivali pieni d’acqua continuava a pensare all’incredibile fatto che gli era appena accaduto. Impiegò alcune ore ad asciugarsi ad un falò che aveva acceso in un riparo vicino alla strada, quando i compagni arrivarono alla macchina e videro il fumo andarono verso di lui ridacchiando e sfottendolo chiamandolo freddoloso. Quando cominciò a raccontare loro la storia dicendo che era caduto nel fiume cessò lo sfottò e incominciarono a preoccuparsi data anche l’età avanzata e gli acciacchi del loro compagno, ma quando raccontò loro tutta la storia risero tanto a crepapelle che per poco non ci restarono secchi pure loro come l’anatra. Naturalmente pensarono che il vecchio si era inventato tutto, magari era scivolato da solo nel fiume e per giustificare la sua sbadataggine si era inventato questa storia così inverosimile che era impossibile credergli. Scesero comunque con lui verso il fiume per recuperare il fucile e man mano che si avvicinavano il vecchio indicava loro il punto dove si era levata ed era caduta l’anatra e dove era scivolato nell’acqua perdendo il fucile. Proprio nel momento in cui raggiungono la riva, sulla verticale dell’isolotto che precedentemente aveva indicato il vecchio compare all’improvviso un grosso maschio di germano reale che punta in picchiata verso l’isoloto e poi inizia a volteggiarvi sopra starnazzando come un ossesso. I due restano allibiti, ma solo per un attimo, dopodiché imbracciano i fucili e sparano all’unisono due fucilate. Il germano cade stecchito proprio sull’isoloto, mentre cade i due cacciatori sghignazzano e scherniscono il loro anziano compagno, ma un attimo dopo che l’uccello cade sollevando una nuvola di piume ed erba secca si rialza e prende di nuovo il volo sotto forma di una grossa poiana. I due restano a bocca aperta, ovviamente non sapevano che il loro anziano compagno aveva ucciso la femmina del germano che a sua volta era diventata preda della poiana sopra la quale continuava a volare disperato il compagno della femmina abbattuta. Ovviamente non potevano sparare alla poiana, perché era vietato cacciarla, ma sopratutto perché cominciarono a pensare che forse il vecchio non aveva tutti i torti a credere che si trattava di un demone e non di un’anatra. Questo loro convincimento diventò ancora più marcato quando nel punto indicato dal vecchio, dove l’acqua era alta sì e no al ginocchio, non riuscirono a trovare traccia del suo fucile. Allargarono le loro ricerche tutt’attorno ma senza successo, alla fine rinunciarono e mestamente si avviarono verso la macchina discutendo su cosa avrebbero dovuto raccontare ai carabinieri al momento della denuncia della scomparsa del fucile. Naturalmente il fucile non era scomparso perchè appena l’anziano cacciatore si era allontanato per andare alla macchina, il fucile lo aveva “fregato” il pastore che di nascosto aveva assistito a tutta la scena. Ma questo loro non l’avrebbero mai scoperto e per sempre avrebbero pensato che tutto era successo solo per colpa dello “spirito del fiume”, anche se non avrebbero mai potuto raccontarlo.
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